- “Quali domande ti abitano?”

- “Che traccia stai lasciando agli altri? “

e ha continuato la sua relazione puntando sull’importanza di conoscere se stessi e come lo si possa fare mettendosi al servizio degli altri.

Alcuni spunti particolarmente interessanti sono stati:

- Avere il coraggio di liberarsi dai cliché imposti dalla società per rispondere in modo responsabile e personale della propria vita

- Il paragone del servizio di volontariato con l’esempio dell’arciere proposto dal Filosofo Aristotele. Secondo l’esempio la formazione integrale della persona può essere paragonata all’arciere: cura il suo arco, governa se stesso con l’allenamento, decide la direzione (telos) verso cui lanciare la freccia, quando colpisce il bersaglio lascia un segno

- Noi giovani volontari dobbiamo saper investire su noi stessi, conoscerci per saper essere buoni leader e capovolgere le logiche del mondo

- Il fine non deve essere l’avere o l’apparire, ma il sapersi donare e il sapersi realizzare nel dono

- È importante saper distinguere le proprie voci interne, le dimensioni interiori di male e di bene; saper scegliere dando a se stessi la possibilità di essere generativi

- Desiderare, far nascere, nutrire, accompagnare, lasciar andare sono i verbi da assumere per essere generativi

Padre Francesco ha continuando ponendo una ulteriore domanda:

- “Come vivo i miei sogni, i miei progetti per essere generativo?“

Il relatore ha messo in evidenza come l’agire del Volontario ha un risvolto politico e il servizio che svolgiamo è molto importante per il nostro paese dal punto di vista sociale.

Tutto quello che facciamo ha una valenza politica e un risvolto sociale.

È importante che le nuove generazioni si impegnino a mantenere vivo il dibattito sulle problematiche sociali, sulle azioni di giustizia verso chi ha bisogno di aiuto, per dare vita con atti concreti ad una giustizia riparativa, che ricompone le rotture, che, citando le parole del Papa, “Rianima il vecchio e sa discernere”.

Padre Francesco ha fatto anche riferimento alla parabola del Buon Samaritano per sottolineare la necessità di ritornare ad essere compassionevoli.

La compassione è una dimensione fondamentale per saper donare se stessi, per capire che l’altro è il nostro prossimo e non un pericolo, che l’altro va guardato negli occhi per comunicare fiducia e accoglienza, che all’altro vanno proposti e offerti nella libertà cammini di crescita.

Padre Francesco Occhetta ha concluso la sua relazione presentando le basi che servono per formarsi:

  • Avere un luogo in cui stare
  • Impegnarsi per conquistare alcune competenze
  • Fare in modo di avere qualcosa da dire
  • Fare riferimento ad una comunità

L’intervento di Padre Francesco è stato particolarmente ricco, ha aiutato a riflettere in modo concreto sul servizio e sull’esperienza che stiamo vivendo, ha suscitato tante domande da parte dei volontari. Tutti ora siamo sicuramente più ricchi!

Concludo con il saluto finale di Padre Francesco Occhetta: “Non perdete tempo e siate felici”.

Ilaria Ciucci