Come state pensando di organizzarvi per le attività estive e quali riuscirete a far partire?

Sr Paola: Noi lunedì partiamo con un centro estivo di tre settimane per bambini dai 3 agli 11 anni, ci siamo organizzati in base al protocollo nazionale e regionale dell’Emilia Romagna: abbiamo diviso i bambini in gruppi da cinque per quanto riguarda i più piccoli e da sette per i più grandi. Tutti avranno uno spazio fuori nel cortile e all’interno dove verranno divisi per gruppi e dove faranno giochi distanziati: calcio e basket per i più grandi, mentre i più piccoli avranno a disposizione delle biciclette e un giocone con lo scivolo.

Sr Giorgia: Abbiamo dovuto cambiare e adattare gli ambienti per la situazione, abbiamo sanificato tutto e useremo solo alcuni degli spazi: il cortile e due saloni molto grandi, tra cui la mensa che divideremo a metà con dei pannelli, così da ottenere diversi spazi per i bambini dell’infanzia e della primaria. Mentre uno dei saloni, quello che ho sistemato, con l’aiuto di ottimi collaboratori, in questo periodo di quarantena. Lo abbiamo ridipinto interamente ed ho fatto qualche disegno per abbellirlo! Il Centro Estivo “Summer Camp” si svolge dalle 8.00 alle 16.00. I bambini, quando arriveranno al mattino entreranno dal cortile dove ci sarà una suora che misurerà la febbre e fornirà il gel disinfettante. I bambini proseguiranno poi secondo un percorso dedicato. Abbiamo creato diversi percorsi per limitare le vicinanze. Ogni gruppo di bambini avrà due educatori che si alterneranno al mattino e al pomeriggio e passeranno la prima metà della giornata a conversare in inglese seguiti dalle insegnanti e dalle professioniste laureate in lingua Inglese. Durante il pomeriggio ci sarà il momento del gioco in cortile, dove si turneranno per giocare e alla fine di ogni turno si sanificherà tutto.

Quali sfide e quali difficoltà pone la nuova situazione sanitaria ad un servizio tanto importante per le famiglie?

Sr Paola: Una bella sfida sicuramente è fare un Centro Estivo in un tempo di pandemia, anche se naturalmente sappiamo che la situazione sta migliorando. Fare un Centro Estivo in sicurezza e diverso da ciò che eravamo abituati a fare; a volte c’è anche ansia da parte degli operatori e dagli educatori perché non è semplice mettersi in gioco dopo tanto tempo di lockdown. Abbiamo dovuto limitare le iscrizioni, per lo spazio che abbiamo possiamo prendere fino ad un massimo di 28 bambini, ma penso che arriveremo a 24. Pensavamo ci fossero molte più richieste, ma abbiamo visto che se la famiglia non è in difficoltà preferisce tenere i propri figli a casa, quindi probabilmente anche le famiglie hanno ancora paura.

Sr Giorgia: Posso rispondere in modo parziale per quello che posso conoscere, ma sicuramente la grossa difficoltà è la mancanza di animatori, che per i Salesiani e le Salesiane sono la forza del Centro Estivo. Probabilmente si faranno delle attività a distanza, gli animatori faranno delle scenette che verranno filmate, oppure ci collegheremo per delle videochiamate. Anche avere meno bambini sarà un limite. Avremo solo 24 bambini e dovremo fare i conti per avere tutto diversificato, non è semplice perché andrà tutto sanificato continuamente, infatti, anche tutte le insegnanti avranno un panno in microfibra e alcool per pulire i giochi e le cose usate dai bambini. Un’altra difficoltà sarà far capire ai bambini più piccoli che bisogna mantenere le distanze. Ieri, ad esempio, è venuta da noi una bambina che mi è subito corsa incontro per abbracciarmi… i bambini dell’infanzia faranno sicuramente più fatica. Inoltre mi dispiace perché mancherà la proposta di tante esperienze. Fino all’anno scorso organizzavamo dei laboratori di cucina, di perline e invitavamo più persone. Siamo anche iscritti all’associazione “A.I.E.S.E.C.” e ogni anno organizzavamo degli scambi con animatori di nazionalità diverse, sono venuti ragazzi da Singapore, dalla Turchia, dal Messico e dall’Inghilterra. L’anno scorso i giochi venivano spiegati in spagnolo e in inglese e i bambini avevano la possibilità di imparare giocando una lingua diversa, adesso siamo obbligati a ridurre le interazioni e le esperienze saranno limitate. E per le famiglie… da una parte c’è chi non sa come fare e deve iscrivere i figli per forza, ma c’è anche chi ha grandi difficoltà economiche e noi al momento possiamo fare poco. Questa esperienza ha un costo e non possiamo abbassare troppo i prezzi… confidiamo comunque in un aiuto del nostro Comune alle famiglie.

 

Per avere un punto diverso della situazione, abbiamo parlato anche con Debora Giungi, una delle volontarie del Servizio Civile Universale che darà il suo aiuto al Centro Estivo “Summer Camp”.

Per prima cosa, di che cosa ti occupavi e di che cosa ti occupi adesso, dopo la rimodulazione del progetto? Inizialmente avevo fatto domanda per il progetto “Abbiamo tempo per te” in cui affiancavo le insegnanti in una classe di terza primaria, seguivo soprattutto i bambini con più difficoltà o che faticavano maggiormente nello studio. Invece. in questo tempo di quarantena, ho seguito una bambina siriana arrivata in Italia attraverso i corridoi umanitari. La famiglia e quindi la bambina è seguita dalla Caritas che le ha procurato un tablet e la connessione internet per permetterle di seguire la didattica a distanza. L’ho aiutata soprattutto nell’apprendimento lingua italiana e in altre discipline per potenziare le competenze e aiutarla nello svolgimento dei compiti. Dall’8 giugno sarò presente al Centro Estivo dove mi occuperò di un gruppo di bambini con cui farò attività in inglese.

Cosa hai imparato dall’esperienza di Servizio Civile, sia prima sia dopo la rimodulazione dei progetti? Penso di aver imparato molto, soprattutto durante la quarantena, perché mi sono ritrovata in una situazione nuova e il rapporto personale con la bambina siriana ha reso più difficile il lavoro. Dovevo cercare il modo per farle capire alcuni concetti, questo mi ha portato ad accrescere la mia creatività, ad avere pazienza, a non arrendermi. Mentre dall’esperienza a scuola ho imparato e a mettere in pratica la capacità di ascolto, osservazione e ho scoperto un lato dei bambini che mi ha colpito molto: legano molto facilmente e velocemente. Ogni giorno tornavo a casa contenta e “riempita” da questa esperienza.

Perché hai deciso di continuare il Servizio Civile nonostante i cambiamenti dovuti all’emergenza sanitaria? Perché ho deciso di mettermi in gioco, perché sono una persona che ha bisogno di fare esperienza prima di dire “mi tiro indietro”. Adesso sono contenta di aver continuato, nonostante non neghi le difficoltà che ci sono state come ad esempio la fatica dell’organizzazione, ma alla fine sono tutte esperienze che insegnano tanto e stando a contatto con i bambini ho sempre imparato qualche cosa. Inoltre, non mi sono tirata indietro per la possibilità di svolgere questa buona esperienza formativa che potrebbe servirmi un domani ed essere molto utile perché desidero intraprendere il percorso dell’insegnamento.

Quali nuove opportunità hai trovato con questa rimodulazione? Sicuramente il fatto di potermi organizzare personalmente e l’occasione che mi è stata data di liberare la mia creatività.

Ilaria Ciucci