A partire da quelli di Don Bosco, figura centrale della serata (o meglio, della festa), i cui sogni sin da piccolo lo hanno accompagnato nella crescita e guidato nel cammino. È curioso e affascinante allo stesso tempo pensare a come lui abbia deciso di dar peso e significato ad alcuni di questi suoi sogni, magari anche ricorrenti, e come sia riuscito ad apprezzarne e comprenderne la sostanza rimanendo però coi piedi per terra, riconoscerne il senso guardandoli pian piano con un’ottica, una consapevolezza diversa.

Prendendo spunto da qualche riflessione iniziale, è subito quindi stata posta una domanda chiave: quali sono i nostri sogni? Continuano a guidare, come quando eravamo più piccoli, i nostri passi?

Forse attualmente, con i tempi che corrono e con i nostri grandi piccoli problemi di ogni giorno, finiamo per perdere di vista l’obiettivo, quel qualcosa che ci muove nella giusta direzione, finendo così per vivere un tipo di vita che non avevamo desiderato, né perseguito, come se i nostri sogni nel cassetto si fossero inesorabilmente allontanati da noi senza che ce ne fossimo accorti. In questa vita ogni ostacolo risulterebbe insormontabile e ogni decisione pesante ed estremamente sofferta.

Ed è a questo punto che si rende evidente il messaggio di speranza per tutti noi giovani: “non abbiate paura di inseguire i vostri sogni, per quanto difficili o lontani siano, e condividete i vostri sogni con gli altri senza perdere, però, di vista il fine ultimo di tutto, l’oltre al quale aspirare” perché se, passo dopo passo, avanziamo nel nostro cammino non per inerzia, ma per scelta, perché il percorso diventa strumento di un obiettivo più grande, perché continue riflessioni e decisioni ci spingono in una certa direzione, allora non dobbiamo aver paura, possiamo stare tranquilli in quanto ci ritroveremo naturalmente a virare verso qualcosa, una strada, un lavoro, un modo d’essere che ci rispecchia, e che porterà, mattone dopo mattone, ad essere noi stessi, semplicemente NOI.  

Allora risulta essere fondamentale porsi continuamente in maniera critica nei nostri stessi confronti ponendoci le domande chiave: “Cosa sto facendo? Perché lo faccio, o meglio, per CHI?”

Marta Villani