Lo chiamo il “paradosso dell’ombelico”: il centro di noi stessi, il baricentro del nostro equilibrio non è il punto di massima autoreferenzialità, ma un “buco” che dice una mancanza, che rimanda ad altri. Prima di essere individui, siamo stati pensati, accolti, cullati, nutriti da chi respirava e mangiava per noi. Il legame precede, fonda e rende possibile la nostra individualità.

Quella della maternità è per me un’esperienza fondativa originaria: non tutti siamo madri, ma tutti veniamo da una madre. Siamo stati messi al mondo e perciò possiamo mettere al mondo. Siamo nati per incominciare, come scriveva Hannah Arendt: ed è il senso più profondo della libertà. E non si tratta solo di far nascere figli, anche se il legame tra le generazioni è importante quanto sottovalutato, e fa parte di quella idea di sostenibilità integrale senza la quale è difficile pensare a un futuro umano.

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