La sapienza della Chiesa ha predisposto i giorni dell’Avvento come singolare tempo di grazia scandito da figure profetiche, da gesti e parole, che ci consentono di entrare, a poco a poco, nel mistero della salvezza. Un succedersi di giorni che – con un crescendo di intensità – ci predispongono ad accogliere il Dono, a noi fatto nel tempo, della nascita del Figlio di Dio fatto uomo. A noi che spesso soffriamo l’inquietudine del tempo o viviamo i nostri giorni assillati dalla mancanza di tempo, è donata la grazia di interrompere i nostri ritmi frenetici e di sostare, di ascoltare e di invocare, di accogliere e ringraziare. Il dono del Verbo, che nella pienezza del tempo si fa carne nel grembo della Vergine Maria (cfr. Gal 4,4), crea nel tempo lo spazio per la libertà dell’uomo. È questa la lieta notizia dell’Avvento e del Natale.

Conferenza Episcopale Italiana - Sussidio Avvento 2019

I Domenica di Avvento – Parola di Dio: Is 2,1-5 Il Signore unisce tutti i popoli nella pace eterna del suo Regno; Sal 121 Andiamo con gioia incontro al Signore; Rm 13,11-14a La nostra salvezza è più vicina; Mt 24,37-44 Vegliate, per essere pronti al suo arrivo – Commento – Le letture di questa prima domenica di Avvento sembrano oscillare tra due movimenti apparentemente opposti: un moto di pellegrini, che salgono dal Signore a Gerusalemme, e un moto del Signore, che viene incontro al suo popolo.

Il primo movimento, la venuta di genti e popoli diversi nella Città Santa per incontrare Dio, è descritta dal profeta Isaia e dal Salmo responsoriale. Il profeta prevede per la fine dei giorni un pellegrinaggio di tutte le genti al monte del Signore, una salita che si compie come per una misteriosa attrazione che la Città Santa esercita verso tutti i popoli. Il moto, spesso bellicoso, l’aggressione spesso violenta, che Gerusalemme ha subito molte volte nel corso della sua storia, si trasformerà alla fine in una visione di pace universale (“Visione di pace”, sia detto incidentalmente, è anche il tradizionale significato attribuito dai padri della Chiesa al nome “Gerusalemme”).

Anche il Salmo 121/122 ci parla di un moto di pellegrinaggio, quello che gli antichi Israeliti compivano almeno tre volte all’anno per recarsi a vedere il volto del Signore a Gerusalemme. Anche il Salmo parla di pace, di una pace che è invocata sulla Città Santa dagli stessi pellegrini come un augurio: “Chiedete pace per Gerusalemme, vivano sicuri quelli che ti amano. […] Per i miei fratelli e i miei amici io dirò: «Su di te sia pace!»” (Sal 122,6.8).

Il Vangelo, al contrario, ci parla di una venuta, di un movimento di senso contrario a quello appena abbozzato: è il Figlio dell’uomo (locuzione biblica con cui Gesù parla di se stesso) che annuncia la sua venuta. Essa sarà improvvisa, fulminea, inaspettata, come la venuta del diluvio al tempo di Noè, e sarà, come quella, un’esperienza di giudizio: “Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata” (Mt 24,40-41). Il nostro Tempo di Avvento, allora, è la somma di questi due movimenti, che oggi le letture della Messa tratteggiano. Da una parte esso è un tempo in cui noi siamo chiamati a metterci in moto, noi siamo chiamati a camminare, siamo invitati a rispondere all’annuncio profetico: “Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri” (Is 2,3). Siamo stimolati dalla voce dei nostri compagni di pellegrinaggio a liberare la gioia che l’approssimarci alla meta del nostro viaggio produce: “Quale gioia, quando mi dissero: «Andremo alla casa del Signore!»” (Sal 122,1). D’altra parte, in questo viaggio verso Dio, dobbiamo renderci conto che la forza di attrazione quasi magnetica che il Signore esercita su di noi, suscitando in noi le energie per camminare incontro a lui, è dovuta al fatto che è lui stesso, Dio, che in Gesù sta camminando verso di noi: quando i due movimenti, il nostro verso il Signore, e il suo verso di noi, si incontreranno, allora sarà la fine della storia. Noi non possiamo prevedere quando questo incontro avverrà, ma possiamo stare sempre pronti e vigilanti, come ci invitava a fare Gesù nel Vangelo.

Dobbiamo essere ben desti, ben svegli, come ci spronava S. Paolo nella seconda lettura: “È ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti” (Rm 13,11). Il nostro compito, in questo Tempo di Avvento, è quello di farci trovare in cammino, di non farci sorprendere dal Signore in atteggiamento di stanchezza o di sosta, o, peggio, di disperazione della sua venuta. Egli verrà, ne siamo certi, e questa certezza deve motivare il nostro metterci in moto incontro a lui. Intanto, egli sostiene i nostri passi, nutrendoci di sé nell’Eucaristia, quale pegno della gioia perfetta che sperimenteremo alla fine del nostro pellegrinaggio di fede verso di lui.